lunedì 22 aprile 2013

Perché le veglie di preghiera sono importanti per il Gruppo Bethel

Testimonianza corale del Gruppo Bethel, persone LGBT credenti liguri, raccolta da Lidia Borghi, 22 aprile 2013, inviata a Sua eminenza il cardinale Angelo Bagnasco e per conoscenza alla curia genovese

Le veglie di preghiera in ricordo delle vittime dell'omo/transfobia e di tutte le discriminazioni sono essenziali, per il nostro gruppo, perché ci offrono la possibilità di pregare all'interno dell'ecclesia ovvero della comunità cristiana, a stretto contatto con altre persone omosessuali credenti; durante queste occasioni di crescita spirituale noi, tutte e tutti, ci apriamo alla cittadinanza – a differenza di quanto accade durante i nostri incontri mensili – e, smettendo per qualche ora di essere cenacolo, ci offriamo al luogo che di volta in volta ci ospita, alle persone e alla città.



Le veglie rappresentano quindi un momento per noi imprescindibile di sensibilizzazione delle cittadine e dei cittadini, che spesso sono ignari dell'esistenza di un gruppo di credenti che è altro rispetto alla presunta norma eterosessuale.
Nel 2012 è stato bello vedere la partecipazione alla veglia da parte di tanti individui estranei al gruppo che hanno trascorso insieme a noi un paio d'ore della loro vita per condividere le nostre gioie ed i nostri dolori. In questi frangenti per noi è fondamentale uscire dalla protezione del gruppo per aprirci al mondo, almeno per un giorno.

Le veglie religiose in quanto momenti di preghiera hanno senso solo se partecipate; fare il contrario non avrebbe senso, perché ci troviamo di fronte ad una questione di tipo evangelico che ha strettissime relazioni con l'impegno delle donne e degli uomini cristiani in campo civile. È una questione di civiltà. E, in tal senso, le veglie dovrebbero essere sempre più condivise da tutte e da tutti. Qualunque persona che si senta discriminata va coinvolta e supportata, oltre che affiancata nella lotta civile per l'ottenimento dei diritti umani di cui non gode.

Per quanto riguarda i silenzi da parte della chiesa cattolica nel suo insieme e della curia genovese, siamo di fronte ad un segnale molto negativo. Mai una parola, un comunicato, una qualche forma di pubblicità delle veglie. Sarebbe quindi importante ed auspicabile una qualsiasi forma di comunicazione da parte di chi dovrebbe guardare con speranza ad eventi del genere che, in un'epoca di forti divisioni e di sperequazioni a livello sociale e civile, non fanno altro che avvicinare le persone in perfetto spirito evangelico.

Come Gruppo Bethel auspichiamo, inoltre, anche il coinvolgimento delle scolaresche, in special modo per la presenza, all'interno di molti istituti scolastici, di fenomeni di bullismo di stampo omofobico che, il più delle volte, vengono passati sotto silenzio.
Infine un appello alle donne ed agli uomini di buona volontà che con noi condividono questo cammino di fede in modo del tutto indipendente dal tipo di credo e dall'orientamento affettivo e sessuale: tutte le persone cattoliche sono aperte, a parole ma, quando si tratta di accogliere chi è diversa e diverso da noi, molte di loro spesso si tirano indietro. Lascino da parte una volta per tutte gli indottrinamenti ideologici di una chiesa che, da troppo tempo ormai, ha perso la bussola del corretto agire nel mondo rappresentata dal vangelo di Gesù.

Le veglie di preghiera per le vittime dell'omo/transfobia e di tutte le discriminazioni sono eventi straordinari che andrebbero divulgati il più possibile, malgrado il pesante silenzio degli organi locali di informazione che, salvo rarissimi casi, si concedono il lusso di ignorare l'importanza del ricordo delle vittime innocenti di tutte le forme d'odio.